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Fuga dopo la vittoria

Fuga dopo la vittoria

Agenore ci mise un po’ a convincersi del fatto che i sei numeri della sua schedina erano proprio quelli dell’ultima estrazione del Superenalotto.

Sapeva già, dalla lettura della versione online del quotidiano della sua città, che c’era stata una vincita di trentacinque milioni abbondanti. Era stata proprio la lettura di quella notizia che l’aveva indotto a controllare la sua schedina, della quale altrimenti si sarebbe dimenticato.

Dopo il terzo controllo, accettò l’idea di essere il fortunato vincitore.

Non fu esattamente come se lo aspettava. Nessuna gioia sfrenata si impadronì di lui.

Il suo primo pensiero fu per Silvia, colei che da oltre due anni era la sua donna, nonostante fosse ancora sposata e dormisse ogni notte con un altro uomo. Lei aveva rappresentato nella sua vita la grande fortuna. Ora la sorte aveva deciso di completare l’opera, mettendolo in grado di godere appieno il tesoro che gli aveva regalato.

Ricordò tutte le volte che aveva parlato con lei di quel che avrebbero fatto in caso di una vincita importante: «Non succede, ma se succede…».

Dovette resistere alla tentazione di informare la sua amata che era successo.

La sua mente cominciò a lavorare freneticamente. Si mise al computer e scoprì in che modo il premio poteva essere riscosso. Occorreva presentare la ricevuta nell’ufficio premi della Sisal, a Roma o Milano. Il premio avrebbe dovuto essere pagato entro i trentuno giorni successivi alla presentazione della ricevuta vincente. Apprese che il premio era soggetto ad una ritenuta fiscale del sei per cento. Due milioni e cento in meno, che gli parvero un’enormità. La vincita netta era di circa trentatré milioni. Potevano bastare.

Ripose accuratamente la schedina nella sua piccola cassaforte a muro, cenò e andò a dormire, riuscendoci solo per un paio d’ore, dalle due alle quattro di notte.

La mattina dopo, arrivato in ufficio, chiese due giorni di ferie consecutivi per la settimana successiva, acquistò il biglietto per l’aereo e prenotò una camera in un albergo a quattro stelle di Milano.

Arrivò il giorno della partenza, che sembrava non dovesse arrivare mai. Salì sul primo volo per Milano, che partì quasi puntuale.

Appena arrivato, prese un taxi e si fece condurre nella sede di una banca, della quale non esistevano sportelli nella sua città. Aprì un conto corrente, e ci versò la somma di trecento euro in contanti. Chiese anche di aprire un conto titoli, dopo essersi assicurato di poter operare online su di esso senza limiti di cifre.

Appena uscito, prese un altro taxi e si fece portare in via Tocqueville. Al numero 13 c’era la sede della Sisal. Ci vollero circa tre quarti d’ora per presentare la ricevuta vincente e chiedere l’accredito della vincita sul conto corrente appena aperto.

Era riuscito a completare tutte le operazioni nel corso della mattina, cosicché la sera si dedicò al turismo e alla gastronomia. Il giorno dopo ripartì con un volo all’ora di pranzo.

Dopo venticinque giorni, Agenore controllò il saldo del suo conto corrente, e vide che per la prima volta superava i trecento euro che vi aveva versato il giorno dell’apertura del conto. Il saldo era esattamente di 33.041.177,05 euro.

Agenore pianse. Ora si era convinto di essere proprio lui il vincitore. Mandò subito un SMS a Silvia, chiedendole un incontro quel pomeriggio.

La sera, verso le nove, il marito di Silvia tornò a casa e trovò la cena pronta, ma anche Silvia con una valigia che lo aspettava. Chiese spiegazioni, ed ella gli disse sobriamente che non lo sopportava più, e che sarebbe tornata da sua madre quella sera stessa. Appena si fu ripreso dallo stupore, egli assunse un’aria profondamente contrariata, e le gridò dietro: «Non ti darò un’euro! Morirai di fame!».

Silvia lo guardò con compassione. Si chiese come avesse potuto innamorarsi di quell’uomo, e vivere con lui per tanti anni. Si sentì soffocare e guadagnò la porta di casa senza attendere oltre.

La mattina dopo, verso le sei, un taxi si fermò davanti alla casa della madre di Silvia. Ella uscì con la valigia del giorno precedente, salì sul taxi, e vi trovò Agenore. Egli le sorrise e: «all’aeroporto per cortesia!» disse al tassista.