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Il grande maestro

Il grande maestro

Divenuto maestro internazionale di scacchi a 16 anni, Ciro Sansone ritenne di non dover più perdere tempo a studiare materie diverse dagli scacchi. Lasciò il liceo, suscitando dapprima lo stupore, poi l’ira, infine la disperazione dei genitori.

Diventò un giocatore professionista, ed andò a vivere da solo.

A diciotto anni ottenne il titolo di grande maestro. Decise allora di trasferirsi in Spagna, dove un ricco club era disposto a pagargli un compenso fisso mensile per fare l’uomo immagine, tenere corsi ed esibizioni, giocare nelle competizioni a squadre.

Per due volte fu sul punto di vincere il torneo dei candidati, ottenendo così di poter sfidare, titolo in palio, il campione del mondo.

Però non aveva amici, e nemmeno li cercava.

Il suo atteggiamento di disprezzo nei confronti del resto dell’umanità, d’altra parte, lo rendeva insopportabile almeno quanto era stato il suo idolo Bobby Fischer.

A trent’anni cominciò a soffrire di frequenti mal di testa.

Perse terreno, e divenne un giocatore qualunque. Cominciò ad avere attacchi epilettici.

Morì a 36 anni, in un lurido albergo di Lisbona, forse per un infarto, o forse per aver ingerito troppi farmaci e troppo alcol.

ll giorno in cui morì erano passate tre settimane dall’ultima volta in cui aveva parlato.