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Il papà migliore del mondo

Il papà migliore del mondo

Ora è un po’ di tempo che non ci vediamo, ma mi ricordo bene del giudice C.

E’ un ricordo piacevole, perché egli decise la causa più rapida della mia vita di avvocato: appena nove mesi tra l’iscrizione a ruolo e la lettura della sentenza a seguito di discussione orale.

Il giudice C. era noto per avere un numero esorbitante di figli. Non l’ho mai saputo con certezza, ma penso che appartenesse ad una di quelle sette di cristiani rigorosi, che non praticano alcuna forma di controllo delle nascite. Qualcuno li chiama spregevolmente integralisti, ed è il destino che capita a molti di coloro che hanno deciso di prendere qualcosa sul serio.

Una mattina di fine marzo entrai nella sua stanza, per un’udienza.

Il mio sguardo fu subito attirato da un disegno infantile appiccicato sul fianco di una libreria, che rappresentava verosimilmente lo stesso giudice C.

La didascalia, scritta con grafia incerta, recitava: Al papà migliore del mondo. Seguiva un nome maschile.

Io guardai il giudice C. e con tono severo gli dissi: «Ma come? Mia figlia mi ha assicurato, anche di recente, che sono io il papà migliore del mondo!».

Egli mi sorrise con aria mite, e sollevò leggermente le spalle, quasi come se avesse voluto scusarsi.

Ti voglio bene, giudice C.

Probabilmente sei davvero tu il papà migliore del mondo.