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Non si gioca con la Costituzione

Non si gioca con la Costituzione

Ci sono sicuramente tante buone ragioni per votare No all’imminente referendum sulla riforma della Costituzione.

Tra queste, escludo si debba collocare il fatto che, in caso di prevalenza del No, il presidente del consiglio darebbe le dimissioni (l’ha incautamente promesso lui, perché altrimenti non vi è ragione per la quale dovrebbe farlo).

Intanto, perché non vi è alcuna evidenza che la caduta dell’attuale governo sia un bene per la collettività, e soprattutto un bene così straordinario da giustificare il fatto che si trascuri completamente il merito della riforma approvata dal parlamento.

In secondo luogo, perché mi sembra più razionale valutare l’impatto della riforma sulla futura vita del Paese, per un tempo tendenzialmente molto più lungo della durata di un governo, ed anche di una legislatura.

Distinguerei comunque, come di regola è opportuno fare, tra motivi e ragioni.

Io posso capire che i politici avversari possano trovare desiderabile che l’attuale presidente del consiglio “vada a casa”, come volgarmente viene descritto l’evento conseguente alle sue dimissioni, e che quindi la speranza che questo avvenga possa essere un fattore causale (un motivo) per la propaganda a favore del No.

Trovo invece deprimente e degradante che le dimissioni del primo ministro siano indicate come una ragione per votare No, vale a dire che la scelta di votare No sia giustificata con un ragionamento nel quale quelle dimissioni siano valutate come un bene, da perseguire ad ogni costo, compreso quello di rinunciare ad una riforma eventualmente vantaggiosa.

Questi non sono ragionamenti da statista, e andrebbero accuratamente evitati, soprattutto quando si parla della nostra legge fondamentale.

Chi fa questi ragionamenti dimostra a mio avviso un inaccettabile disprezzo per la Costituzione (in generale, e non per una particolare Costituzione vigente).