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Un giudice

Un giudice

La dottoressa Linda C. era una donna vicina alla cinquantina, piacevolmente sovrappreso. Prestava servizio come giudice civile presso il tribunale di ********.

Gli avvocati di quel foro la ritenevano quasi tutti come il migliore dei giudici di quel tribunale, ed anelavano ad averla come giudice della propria causa, tutte le volte che pensavano di avere ragioni migliori di quelle dell’avversario, e soprattutto quando tali ragioni non erano di comprensione immediata.

Il suo aspetto ed il suo abbigliamento da professoressa di liceo esprimevano un grande decoro ed una inappuntabile dignità.

Molti si sarebbero sorpresi, perciò, se avessero conosciuto la vita privata della dottoressa C.

Almeno un paio di volte la settimana, ed indefettibilmente il venerdì sera prima di cena, ella si incontrava segretamente con l’atletico avvocato F., di qualche anno più giovane di lei, col quale manifestava un’insospettabile focosità.

Sebbene la relazione andasse avanti da qualche mese, appena terminato un incontro l’avvocato F. era impaziente di giungere a quello successivo.

Lei invece, una volta rivestitasi, con ancora addosso l’odore di lui, tornava l’inflessibile giudice C., e si dimenticava completamente di lui. Quando le capitava di incontrarlo in udienza, assumeva esattamente lo stesso atteggiamento che adottava nei confronti di tutti gli altri avvocati.

L’avvocato F. si rendeva conto di essere la parte debole di quel rapporto.

Sapeva che esso sarebbe finito improvvisamente per volontà di lei, e sapeva che non ci sarebbe stato rimedio.

Perciò affrontava ogni incontro con lei come se fosse l’ultimo, e questa fu probabilmente la ragione principale per la quale quella storia sarebbe andata  avanti per anni, prima di terminare per un fatto puramente accidentale.