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Amore virtuale

Amore virtuale

Dall’età di trent’anni, Manfredi Garcea aveva sviluppato le sue relazioni sentimentali secondo uno schema ormai collaudato. Girava per le chat, cercando un certo tipo di donna: culturalmente evoluta, riservata ma con qualche lampo di malizia, libera da condizionamenti religiosi. Quando trovava quella che lo soddisfaceva, iniziava a costruire e poi a coltivare pazientemente il rapporto con lei, sino a quando in entrambi non diventava impellente il desiderio di conoscere l’altra persona, di vederla e di toccarla.

Contrariamente alla maggior parte dei maschi cacciatori on line, Manfredi non aveva fretta. Gli piaceva cogliere il frutto maturo. Non incontrava nessuna donna se prima non aveva sviluppato con lei un rapporto di intimità tale, per cui, una volta incontrati, i due dovevano soltanto andare a cena insieme, guardarsi, parlarsi, disinibirsi grazie ad un bicchiere o due di buon vino, infine abbracciarsi, ed assaggiarsi con morsi sempre più profondi.

Ebbe così una dozzina di relazioni, la più lunga delle quali durò meno di tre anni.

Poco prima di compiere quarant’anni, pensò seriamente di essersi innamorato, come mai gli era successo prima.

La sua corrispondente, Ornella, lo affascinava con la sua profonda intelligenza, con giochi cerebrali sottilmente maliziosi, che egli non aveva sperimentato con nessuna donna in precedenza.

Non aveva idea dell’aspetto fisico di Ornella. L’argomento, per Manfredi, era tabù, almeno sino a quando l’incontro fisico non diventava imminente.

Egli era però attratto talmente da lei che, anche se il suo aspetto fisico fosse stato ripugnante, secondo i suoi canoni, avrebbe comunque consumato il suo amore. Magari non sarebbe durato: però l’esigenza di possedere Ornella era diventata la sua ossessione.

Ornella però fece resistenza alla sua proposta di incontrarsi, e Manfredi non riusciva a convincersi della bontà delle ragioni che ella addusse per giustificare la sua esitazione.

Questo è il dialogo nel quale la questione fu chiarita, in modo improvviso ed inaspettato:

— Ornella: devo dirti una cosa di me, che non ti piacerà.

— Manfredi: Dimmi pure. Non so se mi piacerà, ma tu sicuramente continuerai a piacermi, anche se fossi una racchia o ti mancassero le gambe.

— Ornella: Sono un ragazzo. Un ragazzo innamorato di te.

— Manfredi: E’ uno dei tuoi soliti giochetti?

— Ornella: No, mi dispiace. Ho 27 anni, un aspetto fisico gradevole (credo), ma sono un maschio come te, e mi piacciono i maschi. Mi piaci tu.

— Manfredi: Non ero pronto per questo. Magari ne riparliamo domani.

— Ornella: Va bene, ciao.

Ci vollero un paio d’ore perché Manfredi si riprendesse.

Per un po’ fu abbattuto.

Poi deluso.

Poi arrabbiato, perché pensò di essere stato preso in giro in modo crudele.

Decise di dormirci su.

La mattina dopo si rese conto di essere ancora preda dell’ossessione di Ornella, e decise di affrontare il problema di petto.

L’idea di far pace con Ornella e di diventarne buon amico, magari di berci una birra insieme, non gli parve risolutiva. Il rapporto con lei si era sviluppato su altri binari; uscire da quei binari significava passare a qualcosa di diverso e privo di interesse per lui.

Però l’idea di incontrare Ornella lo spaventava.

Gli era già capitato di trovarsi di fronte donne diverse da come le aveva immaginate. In meglio o in peggio, ma comunque in misura non determinante per la sopravvivenza della sua passione.

Il caso di Ornella era chiaramente diverso. Manfredi non aveva mai avuto rapporti omosessuali, né ne aveva consapevolmente desiderati.

Quella sera non si collegò alla chat.

La sera dopo, senza ancora aver deciso nulla, si collegò di nuovo, ed attese con impazienza di vedere comparire il nome di Ornella.

Per un po’ si ignorarono a vicenda, poi fu Manfredi a cedere.

Ecco il dialogo che si sviluppò tra di loro:

— Manfredi: Ciao.

— Ornella: Ciao.

— Manfredi: Scusami se non mi sono fatto sentire ieri. Ho avuto da fare.

— Ornella: Oppure eri arrabbiato con me?

— Manfredi: Ammetto di essermi arrabbiato. Ora però sono sereno. Vorrei incontrarti. Ti va?

— Ornella: Certo che mi va.

Ed infatti si incontrarono. Si videro a cena il giorno dopo. Si parlarono, si disinibirono grazie ad un paio di bicchieri di buon vino, infine si abbracciarono, e si assaggiarono con morsi sempre più profondi.