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Call center

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Automedonte cercò invano di usare il telefono di casa, quel giorno.

Infine si rassegnò a denunciare il guasto. Per la verità, temeva che la linea gli fosse stata disattivata, perché aveva pagato in ritardo la prima bolletta (in ritardo rispetto alla data imposta dalla Telecom: in realtà, aveva pagato il giorno in cui aveva ricevuto la bolletta). Perciò tenne a portata di mano la bolletta con la ricevuta di pagamento.

Risultò, tuttavia, che la Telecom aveva ritenuto, con marchiano errore, che la sua richiesta di disattivare la linea telefonica nella vecchia casa si riferisse alla linea appena installata nella nuova (eppure egli aveva indicato in modo chiaro il numero della linea che voleva disattivare). Fu perciò invitato a telefonare all’Ufficio Contratti.

Al primo tentativo, la linea cadde prima che egli potesse esporre il suo problema.

Al secondo tentativo, la linea cadde subito dopo che Automedonte aveva esposto il problema all’operatore.

Al terzo tentativo, la linea cadde subito dopo che Automedonte aveva esposto il problema, e l’operatore l’aveva pregato di attendere.

Al quarto tentativo, andò tutto bene. L’operatore gli disse che il problema denunciato risultava già «in lavorazione», e lo rimproverò bonariamente per la sua frenesia. Dopodiché lo pregò di attendere. Automedonte rimase in linea, e udì l’operatore che parlava dei fatti suoi con un collega. Dopo aver atteso pazientemente per alcuni minuti, decise che per quel giorno ne aveva avuto abbastanza, ripose con cura il telefono dell’ufficio ed andò al bar a farsi un maritozzo.

Notò che nella vetrinetta del bar ve n’era uno solo, per di più piccolo e con poca glassa. Mentre lo osservava attentamente con sguardo scontento, entrò un giovane dai capelli lunghi, il quale, senza alcuna esitazione, quasi che lo avesse già adocchiato da fuori del bar, se lo fece consegnare dal barista, e lo addentò con soddisfazione.

Automedonte, ormai avvilito, richiese al barista un bignè qualunque (gli fu dato allo zabaione) e lo consumò con fatalismo insieme ad un cappuccino, nel quale versò sei cucchiaini di zucchero.