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Devi aspettarti un pugno

Devi aspettarti un pugno

Jorge Mario Bergoglio ha detto: «Ognuno ha non solo la libertà o il diritto ma anche l’obbligo di dire quello che pensa se ritiene che aiuti il bene comune, un deputato, un senatore, se non dice qual è la buona strada non fa bene. Avere questa libertà, ma senza offendere, perché è vero che non si può reagire violentemente ma se il dottor Gasbarri, mio amico caro, dice una parolaccia contro la mia mamma, si aspetti un pugno. Perché non si può provocare, insultare, ridicolizzare, la fede degli altri.

Mi è tornato alla mente un altro Grande Vecchio, che da un po’ non è più tra noi. Disse che Giorgio Ambrosoli, l'”eroe borghese” ucciso l’11 luglio 1979 da un malavitoso americano su mandato di Michele Sindona, «se l’andava cercando». Poi cercò di ritrattare, sostenne che non aveva inteso giustificare l’omicidio di Ambrosoli, ma spiegare il meccanismo causale che aveva portato a tale omicidio.

Magari anche Bergoglio intendeva fare un ragionamento di quel tipo. «E’ normale», ha ripetuto. E’ normale che se insulti mia madre ti arrivi un pugno. Devi aspettarti un pugno, perché questo è quello che succede normalmente quando si insulta la madre altrui alla presenza del figlio.

Solo che Bergoglio va oltre: «Perché non si può provocare, insultare, ridicolizzare, la fede degli altri».

In questa piccola frase vedo due fallacie.

La prima è quella che noi “divisionisti” chiamiamo “fallacia naturalistica”. Quella di chi pretende di trarre conseguenze normative da affermazioni di fatto. Beninteso, per Bergoglio questo non è un incidente occasionale, perché aderisce ad una dottrina che invece ammette quelle inferenze. I cattolici estraggono norme dalla “natura delle cose”. A me continua a sembrare una cosa inconcepibile. Posso anche aspettarmi un pugno, ma questo non significa che il mio comportamento sia vietato da qualche norma, morale o di altra natura.

La seconda — e più insidiosa — fallacia è quella che pretende il medesimo rispetto per le persone e per le idee. Bergoglio salta dalla mamma alla religione, ma non si tratta di due entità affini. La prima è una persona, la seconda è un complesso più o meno organizzato di idee.

Da un punto di vista morale, credo che il rispetto delle persone possa ben accompagnarsi ad una critica anche spietata, e di cattivo gusto (sino all’irrisione), delle loro idee. Tale critica sta alla base del progresso scientifico e civile, e credo che non se ne possa fare ragionevolmente a meno. Sbaglia perciò, secondo me, chi giustifica in modo più o meno velato una reazione violenta contro la critica delle idee.

Una volta, se dicevi che la Terra gira intorno al Sole, dovevi aspettarti di finire sul rogo.

Oggi, se fai una vignetta satirica su Maometto, devi aspettarti di essere ammazzato.

Certo che me lo aspetto; ma non la ritengo una cosa moralmente accettabile.