ePrivacy and GPDR Cookie Consent by Cookie Consent

È giusto riconoscere agli incolti il diritto di voto?

È giusto riconoscere agli incolti il diritto di voto?

Si sta diffondendo pericolosamente l’idea che sia opportuno limitare il diritto di voto, escludendo dai suoi beneficiari persone dotate di cultura e/o intelligenza sotto una certa soglia.

Ora, per quanto possa istintivamente ripugnare l’idea che partecipino all’elezione dei nostri rappresentanti persone particolarmente difettose sotto quei profili, non ci dovrebbe volere molto a riconoscere che l’idea di limitare il diritto di voto è assai più ripugnante.

Ripugna anzitutto alla nostra Costituzione, che implicitamente lo vieta, in base ad una piana lettura degli articoli 1 e 3 di essa.

Ripugna altresì al più elementare buon senso.

La politica è frutto di scelte, e:

  1. nessuno può dirci che una scelta sia migliore di un’altra;
  2. ammesso che esistano scelte migliori di altre, nessuno può dirci che esse saranno sposate da coloro che saranno eletti dalla parte migliore (per conoscenza e/o intelligenza) della popolazione.

Dato che nessuno può dirci nulla su questo, credo che attenerci ai principi della democrazia e di eguaglianza sia l’unica via ragionevole per stabilire a chi debba essere attribuito il diritto di voto.

Chi sostiene il contrario dà per scontato di rientrare tra coloro che conserverebbero il diritto di voto, se si applicassero le restrizioni da lui auspicate.

Personalmente ritengo che chi propugna la limitazione del suffragio universale dovrebbe essere il primo ad essere privato del diritto di voto, e ciò in base alla stessa regola che vorrebbe imporre.

C’è, a mio sommesso avviso, un preoccupante deficit di intelligenza e di cultura in chi dichiara esplicitamente di essere a favore dell’abbandono del suffragio universale.

Quest’ultimo non piace a tutti, perché porta a risultati a qualcuno non graditi.

Tuttavia tra i contrari al suffragio universale, sempre a mio avviso, solo i più sprovveduti sostengono pubblicamente l’opportunità di limitarlo.

I più colti ed intelligenti fanno una cosa decisamente più astuta: cercano di indurre i poco dotati a votare, generalmente contro i loro interessi, chi tutelerà gli interessi dei colti ed intelligenti.

E qui vien fuori la magagna: i colti ed intelligenti si identificano con la classe dominante, la quale si attrezza da secoli, con strumenti sempre più raffinati, a convincere la plebaglia ad accettare di buon grado la sua condizione di sottomissione.

Perciò non riesco più ad indignarmi, quando sento qualcuno patrocinare candidamente una limitazione del suffragio universale.

Si tratta, in fondo, di una persona che vorrebbe stare al piano di sopra, ma sta a quello di sotto, e nemmeno se ne rende conto.