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Il candidato

Il candidato

Roberto Costanza cedette alle insistenze di un amico e accettò di essere candidato alle elezioni regionali. Solo per completare la lista, gli dissero.
Egli prese alla lettera quella limitazione, e si disinteressò totalmente della questione sino al giorno delle elezioni.
Risultò l’ultimo dei venti candidati della sua lista, avendo ottenuto una sola preferenza. Se la prese con la moglie, rea a suo avviso di non averlo votato; ma in realtà era stato proprio lui ad esprimere un voto nullo, scrivendo il suo cognome accanto al simbolo di un’altra lista.

Il primo della lista — l’amico che l’aveva convinto a candidarsi — fu eletto in consiglio regionale. Con gli emolumenti connessi alla sua carica risolse ogni suo problema economico, ed anzi, dopo un anno di consiglio, si comprò una Mercedes nuova di zecca.

Fu in quel periodo che a Roberto Costanza capitò una sciagura: perse il lavoro.

Inutilmente ne cercò un altro per mesi: a cinquant’anni era troppo vecchio per essere assunto, e troppo giovane per andare in pensione. La moglie ci mise poco a lasciarlo e ad andare a vivere con un uomo più giovane.

Roberto pensò di impiccarsi. Aveva già comprato la corda, ma mentre tornava a casa vide passare la Mercedes del suo amico consigliere regionale, ed ebbe un’idea. Prima di morire decise di prendersi qualche soddisfazione.

In gioventù Roberto aveva trafficato con gli esplosivi, ricordava bene come funzionavano, e sapeva come procurarsene in quantità. Inoltre aveva un diploma in elettronica industriale.

Così la Mercedes nuova fiammante dell’amico di Roberto saltò in aria, col proprietario dentro.

Gli subentrò in consiglio regionale il primo dei non eletti, che però non fece in tempo nemmeno a percepire il primo stipendio: anche lui saltò in aria mentre si trovava nella sua automobile.

Divenne chiaro, a quel punto, che rappresentare la lista di Roberto in consiglio regionale era probabilmente pericoloso: cosicché il secondo, il terzo e il quarto dei non eletti rinunciarono prudentemente a subentrare in consiglio ai due candidati più votati.

Il quinto dei non eletti, tuttavia, riteneva di non avere nulla da perdere. Sommerso dai debiti, pensò bene di risolvere i suoi problemi accettando il posto in consiglio. Saltò in aria tre giorni dopo.

Il caso divenne nazionale. La Digos cominciò ad indagare in tutte le direzioni. Nessuno dei candidati non eletti accettò il posto in consiglio, cosicché alla fine fu Roberto a diventare consigliere, con quell’unico voto espresso a suo favore dalla moglie fedifraga.

A Roberto fu assegnata una scorta. Dal giorno del giuramento egli fu sorvegliato notte e giorno.

Fu così che, dopo un paio d’anni, scoprirono che era Roberto il misterioso terrorista invano cercato sino ad allora.

Egli così si ritrovò al punto di partenza, col vantaggio però di essersi goduto un po’ di vita in più rispetto al giorno in cui aveva programmato di impiccarsi.

Quando vennero ad arrestarlo, penzolava già da quasi tre ore.