La fantasma
Dicembre 09th, 2012
Agostino Mario Mela
Raccontini
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Dopo la morte della moglie, Giovanni Di Cola continuò a sognarla per più di due anni.
Erano circa sei mesi che aveva smesso, quando la vide per strada, mentre svoltava in via Festa del Perdono.
Restò di sasso, mentre lei entrava nel bar Socrate.
Per un po’ restò lì come un salame, incerto su quel che dovesse fare.
Poi riprese il controllo di se stesso, e la sua razionalità ebbe il sopravvento. Pensò che si trattasse semplicemente di una donna che le somigliava, magari molto, e che il dolore ancora non del tutto sopito gli avesse fatto vedere in lei quella che non poteva essere.
Non poté comunque fare a meno di entrare anch’egli nel bar, per avere conferma della sua supposizione.
Dentro c’erano solo due ragazzi che si facevano una birra Corona, bevendo direttamente dalla bottiglia. Inutilmente Giovanni si guardò intorno con studiata lentezza: lei proprio non c’era. Fu tentato di chiedere notizie alla barista, ma si fermò in tempo. Lo disturbò il pensiero che una richiesta del genere avrebbe potuto essere mal interpretata. Vide che la barista lo guardava e che stava per rivolgersi a lui. Egli la anticipò: «per cortesia, mi favorisca un caffè con panna». Lei lo colse di sorpresa: «mi spiace, abbiamo finito la panna».
Giovanni pensò freneticamente. Non poteva essersi dissolta nel nulla, l’unica ragione per la quale egli non la vedeva nel bar era certamente che era andata nella toilette. Decise allora di ordinare un tè caldo, in modo da poter attendere che la donna uscisse dalla toilette.
Sennonché, pur essendosi preso tutto il tempo necessario per sorbirsi comodamente due tazze di tè, Giovanni vide che nessuno usciva dalla toilette, e dovette concludere che nessuno vi fosse entrato. Cominciò ad agitarsi, ma si impose di conservare calma e razionalità. Doveva controllare. Chiese dove fosse la toilette (anche se lo sapeva benissimo). La barista lo guardò con aria desolata e rispose: «mi spiace, la toilette è guasta da questo pomeriggio. Dovrebbero venire domattina a ripararla».
Giovanni sentì che stava per sentirsi male. Lasciò cinque euro sul piattino ed uscì dal bar.
Lo accolse il freddo della sera, che gli parve assai più pungente di quando era entrato.