Nel bosco
- Gennaio 30th, 2013
- Agostino Mario Mela
- Raccontini
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In una domenica dei primi di marzo che odorava già dell’imminente primavera, Ivano Manegatti, veterinario del paese, e sua moglie decisero di portare i due figlioletti a fare una passeggiata in campagna.
Parcheggiarono l’automobile in una rientranza di una strada sterrata, e si avviarono.
La strada era piena di pozzanghere. I bambini ci sguazzavano felici con i loro stivaletti di gomma.
Il maschietto di tre anni, tuttavia, cadde a faccia in giù dentro la più grande di esse. Fu tirato su dalla sorellina di cinque anni, ma non la finiva più di piangere.
Fu ripulito alla bell’e meglio, e la passeggiata proseguì.
Incontrarono un boschetto di pochi ettari, e la moglie di Ivano Manegatti decise di inoltrarvisi insieme alla figlia, mentre il marito proseguì sulla strada insieme al bambino. Quest’ultimo, però, ci mise pochi secondi a pentirsi. Si girò e corse verso il boschetto, chiamando la madre.
Ivano lo seguì affettuosamente con lo sguardo sino a quando il bambino entrò nel boschetto. Poi proseguì sulla strada ancora per circa cento metri. Si fermò ad odorare l’aria, e ad ascoltare i rumori della natura. Sentiva in lontananza il rumore di un corso d’acqua, che evidentemente scorreva dentro il boschetto. Decise allora di tornare indietro per raggiungere la sua famiglia.
Dunque Ivano entrò nel boschetto, trovò il fiumiciattolo, lo osservò attentamente e cercò di capire sin dove arrivasse. Ormai però si era separato dalla sua famiglia da un quarto d’ora abbondante, e ritenne che fosse arrivato il momento di riunirsi ad essa.
Chiamò la moglie ad alta voce, senza ottenere risposta. Superò allora il fiumiciattolo, in un punto nel quale alcune rocce consentivano l’attraversamento, e continuò a chiamare alternativamente la moglie e i due figli, con voce sempre più alta e sempre più allarmata, sino a gridare con tutta la forza che aveva. Nulla.
Ivano era preoccupato. Si sforzava di mantenere la calma, ma ci riusciva ormai a stento.
Tornò di corsa indietro, uscì dal boschetto, arrivò all’automobile, ove sperava di trovare la famiglia e di rimproverarla per il suo comportamento imprudente. Nulla.
Fu preso dalla disperazione, e urlò ancora in modo scomposto.
Voleva telefonare, ma si rese conto di non avere il cellulare con sé.
Si precipitò a casa, trovò il suo cellulare, e accanto quello della moglie. Svanita anche la possibilità di rintracciare la consorte grazie al telefono, fu preso dal panico. Corse a perdifiato attraverso il paese, e raggiunse la caserma dei carabinieri. C’era il comandante, un maresciallo suo lontano parente, e gli raccontò tutto.
Il maresciallo reclutò immediatamente due carabinieri, e con loro ed Ivano salì sull’automobile di servizio, una vecchia Regata blu. Arrivarono al boschetto in pochi minuti. Lo divisero in quadranti, e ciascuno di loro ne percorse uno in lungo e in largo, urlando il nome della moglie di Ivano. Dopo circa mezz’ora si ritrovarono, afoni, all’ingresso del boschetto, senza aver cavato un ragno dal buco. Ivano aveva lo sguardo atterrito. Sembrava sul punto di crollare.
Il maresciallo, resosi conto del fatto che il problema era più serio di quanto aveva supposto, chiese ad Ivano di tornare a casa a riprendere fiato, dandogli appuntamento in caserma un’ora dopo.
Ivano fece resistenza, infine obbedì, perché non sapeva più che cosa fare, ed era invece il momento di fare qualcosa, e di farlo in fretta.
Il maresciallo, tornato in caserma, telefonò immediatamente al comandante della compagnia, il capitano Beccalossi, per consultarsi con lui. I due ci misero poco ad organizzare le ricerche in modo efficiente.
Prima che il sole tramontasse, il boschetto era stato percorso accuratamente in tutta la sua estensione da dodici carabinieri e da un centinaio di compaesani di Ivano, che il maresciallo aveva radunato rapidamente con un ingegnoso passaparola.
Visto l’esito infruttuoso delle ricerche, queste furono estese progressivamente per alcuni chilometri intorno al boschetto. Parteciparono alle operazioni più di cinquanta tra carabinieri e guardie forestali, anche con l’aiuto di cani poliziotto, ed oltre mille volontari, praticamente tutti i maschi adulti del paese.
Nulla fu trovato: non la moglie, non la figlia, non il figlio di Ivano; né alcuna traccia di essi. Sembrava che si fossero volatilizzati.
Solo una settimana dopo, quando le ricerche erano state ormai sospese, fu trovato il corpo di Ivano, penzolante da un albero di quel boschetto nel quale la sua famiglia era scomparsa per sempre.