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Un dolore

Un dolore

Mario Brot ha un dolore.

Da un paio d’anni ormai, alla gamba destra.

All’inizio non se n’è preoccupato granché. Poi si è accorto che non passava, e si è rassegnato ad andare dal suo medico di famiglia, il quale gli ha prescritto vari esami, e poi una visita da uno specialista.

Mario ha speso una discreta sommetta, ha seguito anche qualche cura, ma dopo più di un anno ha accettato l’idea di tenersi il dolore. Nessuna risonanza, nessuna ecografia, nessuna analisi del sangue, nessuno specialista ha individuato la causa del dolore.

Poiché si tratta in fondo di un dolore sopportabile, e non avrebbe senso spendere il resto della vita nel tentativo di venire a capo del mistero, Mario ha deciso di scendere a patti col suo dolore.

Così esso è diventato addirittura prezioso, quando è arrivato, a fargli compagnia, un altro tipo di dolore, che non viene dal corpo, ma dall’anima. In termini più triviali, uno di quei dolori che uno sente quando soffre per una delusione amorosa, non importa se per un amore non ricambiato, per un tradimento, o semplicemente per il desiderio di un amore introvabile.

Concentrandosi sul dolore fisico, Mario si illude di soffrire solo per quello.

Non ha più bisogno di ubriacarsi tutte le notti sino a precipitare nell’abisso di una quieta incoscienza.

Sente il dolore che gli morde la gamba, cerca di capire se gli voglia dire qualcosa, oppure se si diverta a tormentarlo senza senso.

Spesso Mario non riesce a dormire, e dà la colpa al suo dolore, che non lo abbandona mai.

Cerca di ricordare quando è stata l’ultima volta che ha vissuto senza di esso.

Non lo ricorda, e pensa che forse esso ha sempre fatto parte di lui. Ad un certo momento si è manifestato, dopo una vita di silenzio, per accompagnare Mario nella parte discendente della sua esistenza.

Così Mario si sorprende ogni tanto a parlare col suo dolore, a consultarsi con lui sui problemi quotidiani.

A volte sembra che il dolore stia dormendo, e allora Mario capisce che anche per lui è arrivato il momento di riposare.

«Morirò prima io o lui?», si chiede talvolta.

Però si rende conto che la domanda è senza senso, perché il dolore non può vivere senza di lui, ma non riesce nemmeno ad immaginare che possa essere lui a sopravvivere.

A volte pensa di fare un dispetto al suo dolore: farsi tagliare la gamba. Via la gamba, via il dolore. Poi si convince che può perdere la gamba ma non il dolore.

Quando non ne può più, torna con la memoria ad uno dei suoi amori adolescenziali, lo rivive nell’immaginazione con l’atteggiamento da persona matura, e per un attimo ne gode come se lo stesse vivendo in questo momento.

Quando esce dal sogno, trova il dolore ad aspettarlo, più feroce che mai.

Forse, pensa Mario, il dolore non è nella gamba; forse non è da nessuna parte.

Forse è solo il rimpianto per una vita spesa male.