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Una politica restrittiva dell’immigrazione

Una politica restrittiva dell’immigrazione

In un precedente articolo ho illustrato le mie ragioni a favore di una politica restrittiva dell’immigrazione.

Ritengo che tale politica sia perfettamente attuabile, senza commettere crimini ed anzi rispettando le convenzioni internazionali.

Per me il principio fondamentale deve restare questo: nessun extracomunitario deve entrare in Italia senza essere stato autorizzato.

La nostra marina militare, se la si vuole impegnare in operazioni umanitarie, può benissimo andare a prelevare i profughi abbandonati davanti alle coste libiche. Solo che deve riportarli da dove sono venuti: in Libia. Se le navi delle organizzazioni non governative vogliono fare altrettanto, va benissimo. Chi conduce queste navi, tuttavia, deve sapere che, se porterà  i profughi in Italia, all’approdo sarà arrestato come scafista, e la sua nave sequestrata. I profughi dovranno essere riportati da dove sono venuti.

Quanto al diritto di asilo. E’ una cosa bellissima, ma resta il fatto che non possiamo dare asilo a tutti i profughi del mondo. Occorre stabilire un limite, che a me sembrerebbe ragionevole fissare in mille unità all’anno. Chi vuol chiedere asilo però lo deve chiedere prima di entrare in Italia, attraverso le nostre ambasciate e i nostri consolati all’estero. Dopo il riconoscimento del diritto di asilo, è giusto che possa venire in Italia con un volo di linea, senza sobbarcarsi pericolosi trasferimenti in gommone.

Chi pensa che noi possiamo ospitare e mantenere milioni di persone provenienti dall’estero dovrebbe spiegare con quali risorse dovremmo finanziare tutto ciò, e quali sacrifici è disposto a fare per realizzarlo. Perché è troppo facile fare i generosi con i soldi degli altri.